USA. PETROLCHIMICI RISPONDONO PER LE RIME A BIDEN


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La AFPM (American Fuel & Petrochemical Manufacturers), l’associazione nazionale dei petrolchimici, ha risposto alla lettera inviata due giorni fa dal presidente Biden rimandando al mittente le accuse.
“La raffinazione negli Stati Uniti”, si spiega nella lettera, “è un’attività a ciclo lungo. I raffinatori non effettuano investimenti multimiliardari basati su rendimenti a breve termine. Esaminano i fondamentali della domanda e dell’offerta a lungo termine e fanno gli investimenti appropriati. A tal fine, in seguito alla promessa della sua campagna elettorale di “porre fine ai combustibili fossili”, prendiamo solo alcuni esempi dei segnali politici e di investimento inviati al mercato da varie agenzie federali e governi statali alleati sul nostro settore della raffinazione:
– L’EPA ha appena finalizzato uno standard per i veicoli leggeri che incentivi almeno il 17% delle vendite di veicoli elettrici entro il 2026. Nel contesto, nel primo trimestre di quest’anno, le vendite di veicoli elettrici hanno rappresentato meno del 5% delle vendite di auto nuove, nonostante l’aumento dei prezzi della benzina. Allo stesso modo, i nuovi standard di risparmio di carburante di NHTSA prevedono di ridurre il consumo di benzina di oltre 200 miliardi di galloni entro il 2050.
– L’amministrazione ha incoraggiato la California e altri stati ad andare ancora oltre, lavorando per vietare la vendita di nuovi veicoli a benzina in poco più di un decennio, con obiettivi provvisori aggressivi.
– Altre agenzie federali stanno portando avanti le tue promesse elettorali per rendere la formazione di capitale più costosa per i progetti energetici tradizionali. Questo è chiaro sia nelle parole che nei fatti, e l’esempio più recente è l’attuale regolamento della Securities and Exchange Commission sulle informative sul rischio climatico ecc.
La situazione odierna non si è concretizzata dall’oggi al domani e non sarà risolta rapidamente. Sebbene l’invasione russa stia indubbiamente esacerbando la situazione, le sfide odierne sono in gran parte il risultato degli alti prezzi del greggio dovuti a 1) uno squilibrio tra domanda e offerta, 2) il rimpasto logistico mentre il mondo emerge dalla pandemia, la forte domanda dei consumatori, l’embargo ai prodotti russi e 3) decisioni politiche prese a livello federale e statale nel corso di molti anni e da successive amministrazioni. (originale (https://www.afpm.org/sites/default/files/2022-06/20220615%20POTUS%20Letter%20re%20Refining%20Capacity%20FINAL_AFPM_API.pdf))

Commento:

Il sistema proposto per la locomozione, e cioé batterie da installare sulle auto, NON è il futuro, per molte ragioni:

  1. scarso rendimento energetico: poiché la ricarica avviene sulla rete elettrica ordinaria.
  2. svantaggio di dovere portare un grande peso delle batterie sul vicolo
  3. poca disponibilità di un sistema di ricarica paragonato all’approvvigionamento dei carburanti.
  4. recupero delle batterie esauste e quindi aggravio dei costi, per realizzare un ecosistema
  5. etc.

Quindi sia per il rendimento energetico, e sia per l’impatto zero sui residui della combustione che producono vapore di acqua che è respirabile, la scelta del futuro sarà l’uso dell’idrogeno nell’ambito dei motori che bruciano idrogeno ed ossigeno come si legge al link seguente:

https://it.wikipedia.org/wiki/Pila_a_combustibile

Ci si può -allora- chiedere .. “perché ci propongono l’uso di batterie ordinarie?”

A nostro avviso è una delle tecniche per creare il “grande reset” e cioé un peggioramento della situazione nell’imporre un cambio di sistema che a sua volta risulterà fallimentare e sfruttare il fallimento del 99% per fare emergere solo una elite.

Purtroppo potremmo essere in una situazione in cui la elite abbia scelto di abbracciare il progetto Malthus:

https://it.wikipedia.org/wiki/Malthusianesimo

cito:
Il malthusianesimo è una dottrina economica che, rifacendosi all’economista inglese Thomas Malthus, attribuisce principalmente alla pressione demografica la diffusione della povertà e della fame nel mondo, cioè in sostanza allo stretto rapporto esistente tra popolazione e risorse naturali disponibili sul pianeta.

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