Editori con l’elmetto, partecipazioni ed investimenti di Elkann nel settore della difesa

Luca Pinasco
https://www.facebook.com/luca.pinasco.1/posts/1952455841617356

Diamo a Cesare quel che è di Cesare, ci ricorderemo l’editoriale di oggi di Travaglio (la stessa cosa vale per i precedenti quattro) e la lettera inviata da Santoro al segretario del PD Enrico Letta come esempi di giornalismo indipendente nei tempi più bui per la libertà di espressione del “mondo libero” (li pubblico entrambi nei commenti).

Vorrei soffermarmi su un passaggio ben preciso: il legame dell’industria militare con l’editoria e il Partito Democratico.

Il gruppo Gedi della holding Exor (Elkann-Agnelli) è il più grande conglomerato editoriale italiano, proprietario di 12 quotidiani, 8 periodici, 4 emittenti radiofoniche e 23 testate digitali, compresi i più guerrafondai come La Repubblica, La Stampa, Secolo XIX, Huffpost i quali si sono distinti in questi giorni per aver diffuso con un intensità mai vista valanghe di fake news sulla guerra.

Oltretutto controlla emittenti radiofoniche come Radio Deejay e Radio Capital. Bene, lo stesso gruppo è proprietario delle maggiori industrie che fabbricano armi come Cnh (marchio Iveco Defence Vehicle) comproprietaria, insieme alla più grande società di armamenti a partecipazione statale Leonardo, del Consorzio Iveco Oto Mellara, leader italiano nella produzione di armamenti terrestri. Ancora, lo stesso gruppo è azionista della Rolls-Royce, leader globale nella produzione di motori per veicoli militari. Quest’ultima sempre insieme a Leonardo partecipa al programma “tempest” per la produzione di caccia europei di ultima generazione.

L’amministratore delegato di Leonardo è Alessandro Profumo, nominato dal MEF in quota PD, il presidente della fondazione Leonardo è Luciano Violante (PD). Nella costellazione dell’industria militare italiana pubblica invece figura l’Agenzia Industria Difesa e la Difesa Servizi S.p.a. presiedute rispettivamente da Nicola Latorre (PD) e Pier Fausto Recchia (PD).

Quindi cari Santoro e Travaglio, business is business! non c’è nulla di cui stupirsi. Se il PD è di fatto diventato il partito della guerra e i principali quotidiani spingono al riarmo contro una minaccia inesistente è perché quei 13 miliardi in più di spesa militare non sono altro che un grosso affare di famiglia.
Mi sa che Karl Kraus non si sbagliava di molto quando diceva che furono i giornali a far scoppiare la prima guerra mondiale.

L’articolo qui sopra vede more info:

Se a qualcuno può sembrare spropositata la veemenza con cui giornalisti ed editorialisti italiani  attaccano il movimento pacifista o semplicemente chi critica la scelta del governo italiano di inviare armi all’Ucraina, la risposta, almeno in parte, potrebbe stare in un’espressione tipica del giornalismo investigativo: «follow the money», segui il denaro.
E seguendo il denaro di uno dei principali editori italiani, John Elkann, presidente del Gruppo Gedi, proprietario di 24 testate giornalistiche più altrettante online, è piuttosto facile arrivare a scoprire gli interessi, le partecipazioni e gli affari nel settore militare della difesa.

di Alessandro Canella

https://www.osservatoriorepressione.info/editori-lelmetto-partecipazioni-ed-investimenti-john-elkann-nel-settore-difesa/

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