cosa vuol dire grado di libertà per la natura? Arbitrio, oppure il caso?

Pasquale Tufano da it.cultura.filosofia.moderato:
Il 07/10/19 17:46, Omega ha scritto:
[…]
> ma che cosa vuol dire grado di libertà per la natura? Arbitrio,
> oppure il caso?

Quando su un piano cartesiano, ad esempio x & y abbiamo

y=f(x)

significa che al variare di x, può essere x=t=tempo

allora .. ripartiti dalla stesso stato iniziale, per esempio un sasso che in t=t0 è lasciato cadere, dalla stessa distanza dal suolo,

allora .. dicevo ..

la variabile y non è libera, ma è obbligata (nell’esempio dalla forza di gravità) a dare valori sia nel modello e sia nel reale (tramite la misura).

La variabile y è detta “variabile dipendente” perché non è libera, e quindi è obbligata.

E’ una dinamica (poiché varia con il tempo) quella di y, che riguarda la natura (essendo la dinamica di un sasso), ma non è né arbitraria e né casuale, ma causale.

La causa che impedisce la libertà di fare quello che vuole al sasso è la forza di gravità.

Che poi le nostre esigue capacità di riportarci in uno stato iniziale, e a fortiori sapere descrivere bene le leggi gravitazionali non siano la perfezione(*) .. però concettualmente .. questo che ho appena descritto è lo stato della epistemologia nella scienza, nello scire e nel discernere.
(*)
(sarebbe lungo -ora- citare perché e per come la dinamica di Newton è stata superata da quella di Einstein, e perché quella di Einstein non è definitiva, poiché sperimentalmente non funziona esattamente nel cosmo, ma solo localmente a due corpi celesti se si può trascurare l’azione di masse terze, come si può dimostrare con il problema a tre corpi di Lagrange, e a fortiori a n-corpi).

Il caso umano andrebbe considerato a parte, nell’indagine di cosa sarebbe “il libero arbitrio”.

Di fronte a scegliere se andare (di fronte a un bivio) a destra o a sinistra, potrebbe sembrare una scelta libera.

Laplace con il suo discorso sulla teoria dei sistemi riesce a fare capire che dipende (la evoluzione del sistema materiale) sia dallo stato iniziale e anche dalla dinamica di un sistema, detta -tale dinamica- equazioni di input/output.

Così si progettano gli automi: ad un software si da -da verificare- lo stato della macchina, ad esempio è stato caricato il sasso?

.. se il sasso è sulla pedana, allora lascialo cadere e misura dopo quanti secondi tocca il suolo.

Ma nel caso umano .. chi ci dice “dove dobbiamo andare per dove dobbiamo andare?” chiede Totò al vigile urbano a Milano.

Per brevità dico le mie tesi:

Anche nel caso umano vi sono fortissime pressioni su un individuo: ad esempio procurarsi il cibo, la necessità dei bisogni fisiologici, ma anche di mettersi in condizioni climatiche favorevoli, di avere ossigeno da respirare etc.

Ma ciò che decide -tuttavia- pur permanendo lo status da cui parte, è una scelta che travalica il determinismo di Laplace.

Perché l’essere umano, a differenza del sasso, sceglie la propria natura, mentre un sasso è obbligato a essere sasso e quindi a cadere.

Capito ciò .. l’essere umano accede alla metafisica già intuita da Aristotele, come tema su cui discutere, attinente allo studio di Sofia.

La metafisica, infatti, non è interna alla fisica, ma solo all’essere, indicando con “essere” non solo la meccanicistica del ripetibile, ma anche la osservazione di ciò che sembra irripetibile.

L’irripetibile diviene rinunciare all’ossigeno per salvare un bambino che affoga, ad esempio, e mettere a rischio la propria vita nel salvataggio.

Ecco perché è anche nel campo dello studio di Sofia lo studio di cosa sarebbe Dio, e se semplicemente è “il tutto”, non potendosi negare che “il tutto” è, anche se noi non accediamo a tutte le manifestazioni di tale “il tutto”.

E’ giusto ad esempio contendere con Dio? Come si domanda Shakespeare nel dire se sia più giusto combattere l’avversa fortuna .. etc ..?

cito:
++
È forse più nobile soffrire, nell’intimo del proprio spirito, le pietre e i dardi scagliati dall’oltraggiosa fortuna, o imbracciar l’armi, invece, contro il mare delle afflizioni, e combattendo contro di esse metter loro una fine? Morire per dormire. Nient’altro. E con quel sonno poter calmare i dolorosi battiti del cuore, e le mille offese naturali di cui è erede la carne! Quest’è una conclusione da desiderarsi devotamente. Morire per dormire. Dormire, forse sognare. È proprio qui l’ostacolo; perché in quel sonno di morte, tutti i sogni che possan sopraggiungere quando noi ci siamo liberati dal tumulto, dal viluppo di questa vita mortale, dovranno indurci a riflettere.
++

Tale tema -a suo modo se lo pone anche Nietzsche- dicendo che Dio è un concetto superfluo e il superuomo può uccidere Dio, un Dio Niciano però che sembra a Nietzsche onnipotente e ci tolga il libero arbitrio e la dignità di scegliere i nostri atti, tanto da potere decidere la nostra coessenza.

In una teoria degli insiemi, non di Russell(**), io dico che “il tutto” è costituito da me, sia A su un foglio di rappresentazione, e da ciò che è fuori di me: not A. O meglio sarebbe dire complemento ad A. Che significa “il tutto meno me”.
(**) poiché Russell considera la max capacità di descrizione alle classi e sbaglia. Come potrei dimostrare: infatti -in breve- con la teoria delle classi non si riesce a descrivere “la collezione di tutte le collezioni”, mentre con la teoria degli insiemi non serve una regola perché vari enti siano raggruppabili *arbitrariamente* nella “stessa collezione”=insieme=collezione_generica che potrebbe partecipare ad altre collezioni in una costruzione dal particolare al generale (bottom_up). E non “collezione grazie a una regola”=classe.

Se -allora- nella collezione de “il tutto”=Omega tale collezione ha enti non tutti senza contenuto, altrimenti sarebbe un insieme vuoto, ..

allora ..

poiché io non sono un insieme vuoto, posso decidere anche cose illogiche allo stato naturale, come privarmi di ossigeno, per salvare una vita che affoga.

Perché io, come uomo, non sono solo potenzialmente soggetto alla natura, ma posso accedere alla metafisica.

Ecco perché un uomo non è solo materia. Ed è in grado di trascendere alla mera materia, anche se la materia è in grado -in parte- di fargli sentire la sua pressione, e quindi il potenziale condizionamento che però non è risolutivo nella scelta.

Dirà Cristo nell’ultima cena: “ricordate che voi siete nel mondo, ma non siete del mondo. Ecco perché il mondo non vi ama, né vi conosce”.

Secondo me Cristo alludeva al mondo che conosce solo il meccanicismo materiale. Ma la fisica non è “il tutto”, poiché andrebbe studiata -secondo me- anche la metafisica, non come corpus definito .. ma come spazio in cui l’arbitrio umano può dire cose .. e trascendere la materia .. che pure andrebbe amata .. essendo fondamentale a che l’essere=”il tutto”, ordinariamente detto Omega (anche in matematica), sia completo.

Ma sui molti nomi di Dio, non vi voglio prendere altro tempo, poiché è un sentiero difficile e che andrebbe gestito come nel “gioco delle perle di vetro” di Hermann Hesse.

Grazie del tema

Lino.

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