fonte facebook:
https://www.facebook.com/groups/robiemaria/permalink/2372110739574161/
fonte originale:
https://www.media.inaf.it/2019/09/25/snow-due-culture/
titolo sul news groups: it.cultura.filosofia.moderato:
“CONFINE TRA SCIENZA E FILOSOFIA”
Il 25/09/19 09:50, Omega ha scritto:[…]> La successione temporale – che in realtà è funzionale – è rivelata dal
> confronto fra le due istantanee. Ed è quello che fa la memoria, unica
> sede della freccia del tempo per noi.
> Al tempo ‘là fuori’ non arriva a dare consistenza neppure la relatività,
> che ha bisogno di aggregarlo allo spazio.[…]> Un saluto
> Omega
Sto seguendo la Vs discussione e degli altri del ng.
Ho enucleato solo il frammento precedente per questa mia obiezione che articolo, per cercare di renderla più chiara:
1)
Il paradosso di Achille e la tartaruga -nella robotica- (e a ben vedere anche nel caso umano) si risolve notando che il posizionamento di un braccio robotico (oppure umano) non è in grado di raggiungere una posizione con errore zero.
Ergo lo spazio -nella robotica- (e anche nel caso umano) può essere descritto solo quantisticamente.
Tra un quantum e quello dopo vi è un errore di posizionamento dovuto al livello di misurabilità, oppure di controllabilità degli attuatori.
Vedendolo con i campi elettromagnetici nell’ambito della teoria delle onde, scomponendo una onda non si trova una sola frequenza.
E le onde -se di lambda inferiore a un quantum- non le sappiamo misurare tutte.
Da cui -per noi- che camminiamo .. impostiamo un desiderio di fare un passo di un metro, ma sappiamo che l’attuazione dei livelli energetici non sarà nel continuum, ma *sembrerà nel continuum*, esattamente come vedere un film ci sembra nel continuum, ma è solo la foto impressione di alcuni fotogrammi che -se frequenti- ci danno la impressione di fluidità senza scatti.
@@@
2)
Quindi il tempo è a scatti -per la nostra misurabilità- anche se il nostro orologio ci sembra fluido (se è analogico) poiché la misura del tempo ha un quantum minimo di risoluzione.
L’equivoco è quello di Heisenberg:
Dx.Dp > h
E cioé che si possa teorizzare che un quantum minimo sia definitivo, come volevano coloro che avevano coniato la parola “atomo” che -in greco- significa indivisibile.
Da cui un quantum min è un modo di esprimersi che dice fin dove abbiamo noi -come disponibile- un livello di risoluzione misuristica.
Ci serve quindi -ed è utile- la teoria quantistica, purché non ne facciamo un totem, in specie per la constatazione che l’atomo è stato spaccato in quantum inferiori all’atomo e lo sarà, nel tempo futuro, se continuerà la ricerca che spaccherà le particelle sub_atomiche a frammenti più piccoli dei quarks.
3)
Ci serve -concludo- anche la teoria della relatività che, agendo sui macrosistemi, non ha il problema -apparentemente- della quantizzazione nelle equazioni di Einstein della relatività generale.
La questione del tempo in tali sistemi è mal posta, e provo a spiegare il perché:
(1) t=tau/sqrt(1-v^2/c^2)
ma la formula precedente usata da Schwarzschild per risolvere le equazioni alle derivate parziali di Einstein vede
v=v(t)
Dunque il tempo, t, nella formula precedente dipende da se stesso!
Crea quindi un loop irrisolvibile se Schwarzschild non avesse creato i presupposti di un “trucco” che si appoggia sulla teoria quantistica (grazie -in particolare- al matematico Lussardi che realizza il software delle orbite dei pianeti su questo trucco e quindi usa le equazioni di relatività generale per calcolare -su computer- se il modello di Einstein è migliore di quello di Keplero confrontato con la misura astronomica).
(*)
(quindi Lussardi agisce sulla soluzione canonica di Sch, che era scritta però solo nel continuum, spostandola -la rappresentazione- alla quantizzazione grazie a formule di elaborazione numerica che spiego nel seguito)
Il trucco è il seguente:
Anziché usare le derivate nel continuum usa -Lussardi che si appoggia su Sch- “le differenze finite di Newton” (nel senso che fu Newton per la prima volta a usare “il calcolo alle differenze finite” anziché la forma di Leibniz).
Quindi in un quantum la velocità v=v0=costante
e v(t1)=/=v(t0)=v0
il quantum minimo della velocità è
v_quantum=v(t1)-v(t0)
Infine c’è un altro trucco che pochi hanno notato in questo modo di trattare (moderno) della RG (relatività generale):
il sistema temporale ausiliario (**) che misura in ds (dove ds non è infinitesimale, in Lussardi, ma quantico):
(**)
(Il sistema temporale _primario_ usa t in S1, e tau in S2, vedi la formula citata).
Dove ds è il quantum di un orologio terzo che “raccorda” sia il tempo in S1, dove siamo noi nel laboratorio ..
ed il sistema S2, solidale con ciò che è in movimento.
Le deformazioni temporali -allora- sono in colloquio tra S1 & S2, ma tramite un arbitro terzo detto ds, come quantizzazione del tempo per misurare le deformazioni.
Una teoria come vedete molto affascinante, che -tra l’altro- ho esplorato oltre il confine tra materia ed energia, scrivendo una teoria più generale della relatività generale, secondo l’approccio di De Broglie che considera la contemporaneità della forma materia a quella energia in ogni ente (De Broglie chiama questo approccio “comportamento duale onda e particella”, e cerca di interpretare come mai la materia a volte ha misure per cui sembra una onda e altre un corpuscolo, ad esempio nell’esperimento de “la doppia fenditura”).
Non mi avventuro a scrivere il link per intero -del mio articolo che esiste sul mio blog con maggiori dettagli, di quanto posso qui riassumere- perché non vorrei essere tagliato dalla robot moderazione e dò solo il titolo (ed il link destrutturato) che potrete trovare (a chi fosse interessato) -appunto- sul mio blog 6viola(***):
(***)
nella versione sul mio blog ho ripristinato il link completo che segue:
Einstein’s Theory of General Relativity: reverse engineering [k_Fermat solution]
https://6viola.wordpress.com/2018/06/21/einsteins-theory-of-general-relativity-reverse-engineering-k_fermat-solution/
Grazie del tema di discussione,
Lino