Torniamo ancora una volta su un fatto importante relativamente alla luce:
“il red shift” è la alterazione della lunghezza della luce misurata come onda elettromagnetica in ipotesi di una sorgente in allontanamento da chi la misura, come si può vedere al link seguente:
https://it.wikipedia.org/wiki/Spostamento_verso_il_rosso
In particolare si definisce
1+z = Lo/Le
ovvero il fatto che ..
- alla sorgente di e_missione .. la lunghezza d’onda sia Le
- al ricevitore (o punto di osservazione) .. la lunghezza d’onda sia Lo
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Nel nostro ultimo articolo:
https://6viola.wordpress.com/2017/11/05/light-shapeshifter/
abbiamo indagato da cosa sia originato l’apparente “ossimoro” del fatto che
- la velocità della luce, secondo le equazioni di Einstein sia posta v=c,
- e -contemporaneamente- la soluzione delle stesse equazioni, applicate alla luce, mostri la posizione del singolo fotone variare COME CAPACITA’ DI PERCORRERE SPAZIO, se la forma del fotone si deforma.
Una analisi più dettagliata al link sopra, citato per ultimo.
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Ora ci stiamo per occupare di una nuova questione, collegata alla suddetta:
“qual’è la causa dell’allungamento della lunghezza d’onda nel redshift?”
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La nostra tesi, che ci proponiamo di esplorare matematicamente, è la seguente:
la luce -essendo energia- perde energia! ..
e la perdita è a seguito della circostanza che il vuoto di U1, (U1 il nostro universo), NON è vuoto, visto che l’impedenza del vuoto =/=0.
https://it.wikipedia.org/wiki/Impedenza_caratteristica_del_vuoto
Z0 = rad (mu0/eps0)
e la impedenza è relazionata alla luce dalle equazioni di Maxwell:
c = 1/rad(mu0*esp0)
https://it.wikipedia.org/wiki/Equazioni_di_Maxwell
Dunque incontrando una anche se scarsa resistenza al moto, il fotone perde energia.
La perdita di energia, anche se poca, mostra che si passa dalla situazione seguente:
F1=G*m0*m0/r^2
alla situazione nuova:
F2=G*m0’*m0’/r^2
avendo considerato, però, solo la interazione gravitazionale tra due masse energetiche (virtuali) adiacenti, alla distanza r, in un moto rettilineo circa localmente uniforme, che solo dopo una lunga navigazione tende a vedere la lunghezza d’onda che si “stira” (ovvero si allunga).
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Mostreremo che m0′ può essere dedotto da De Broglie, e che la diminuzione di massa crea una minore forza gravitazionale tra le “masse energetiche/virtuali m°” (m°: sinonimo di equivalente della massa in energy=m0*c^2) e quindi un allontanamento delle masse virtuali e un allungamento della lunghezza d’onda.
Dunque la luce ha una “forma di legame” del “treno di fotoni”, ma tale forza di legame tende ad esaurirsi nel percorrere spazio, poiché tale spazio non è vuoto, sebbene il valore standard sia stato standardizzato su un concetto di “valore medio”, risultando però non esattamente costante, se si misurassero i diversi valori di Z0 locali.
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studio della massa virtuale m°
in energy=m°c^2, e della massa di un elettrone
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CALCOLO della massa di un elettrone
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(1) e=h*f
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Sia la relazione massa ed energia di De Broglie
(2) e=m*v^2
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Sia la relazione tra lunghezza di onda (lambda) e la frequenza (f)
(3) lambda=v/f
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sostituendo la (2) nella (1) ottengo:
(4) m*v^2=h*f
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esplicito 1/f nella precedente, ossia la (4)
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(5) h/(m*v^2)=1/f
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sostituisco f=v/lambda, dalla (3), nella precedente, ossia la (5)
o meglio 1/f=lambda/v, dalla (3), nella (5) e ottengo la (6)
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(6) h/(m*v^2)=lambda/v
esplicito lambda e ottengo la (7), (avendo semplificato anche la v)
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(7) h/(m*v)=lambda
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che è la formula usata (senza essere stata dimostrata) nell’esercizio linkato:
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ma noi l’abbiamo dimostrata
cvd.
(1) e=h*f
(2) e=m*c^2 (ora la velocità v=c)
(3) lambda=c/f
(4) m*c^2=hf
(5) h/(m*c^2)=1/f
(6) h/(m*c^2)=lambda/c
(7) h/(m*c)=lambda
(8) m*c=h/lambda
(9) m=h/(lambda*c)
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Sia
h= 6,63*10^(-34) [J*s)
lambda=650 n*m= 650 *10^(-9) m
c= 3*10^(8) m/s
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dalla (9)
m=h/(lambda*c)=
m=6,63*10^(-34)/[(650*3)*10^(-9)*10^(8)]
m0=0,33*10^(-35) kg nel caso del fotone
m1=9,1*10^(-31) Kg nel caso dell’elettrone
come si vede al link seguente:
https://it.wikipedia.org/wiki/Elettrone
e come si otterrebbe anche dalle formule precedenti
ultima modifica
7 novembre 2017, ore 12.29