Dynamics of light: Tufano’s 8th Theorem [ TEORIA DELLA ANTI GRAVITAZIONE UNIVERSALE ]


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fonte:  https://it.wikipedia.org/wiki/Sole

Potrebbe sembrare .. da quando Albert Einstein vinse il premio nobel sull’effetto fotoelettrico che, appunto, riguarda la luce, ci sia poco da dire sul comportamento della luce.

Tuttavia uno dei risultati meno conosciuti della storia della fisica è il diagramma che relaziona la lunghezza d’onda, lambda (tramite z), della luce che ci proviene dallo spazio profondo & la distanza da cui proverrebbe, detta Dc, oppure comoving distance.

Ecco la figura che rappresenta quello di cui stiamo parlando:


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La funzione per brevità la potremo chiamare Dc=f(z)

dove z=(Lo-Le)/Le

Dc sarebbe la distanza da cui è partita la luce quando aveva lunghezza d’onda “Le” (e_messa), ed “Lo” allude alla lunghezza d’onda quando si misura la lunghezza d’onda o_sservata.

Sebbene le teorie ufficiali sostengano che la luce abbia velocità costante,

“c” = “valore velocità costante nel tempo”= c(t) = k,

e su tale assunto si regga la teoria della relatività speciale e generale, si teorizza, sempre secondo le teorie ufficiali, che -invece- possa cambiare la lunghezza d’onda di una luce descritta come onda elettromagnetica.

la velocità della luce è costante?

Se -però- ipotizziamo che rpunto(t)=d/dt [Rc(t)] sia la velocità della luce nella sua espansione nel cosmo in direzione radiale ad un punto di origine della espansione .. dalle geodesic_eq (come vedremo nel seguito) si può avere una forma che calcola anche una modalità radiale della luce di allontanarsi da una sorgente di gravità (come una Stella, ad esempio il Sole).

Bene, se rpunto(t)=v(t)=circa k= costante

la derivata d/dt [v(t)] = circa zero, anzi esattamente zero .. se v(t)=c(t)=velocità della luce fosse esattamente costante!

Dimostreremo nel seguito che emergendo da una stella un fotone viaggia a velocità circa costante, ma il vero valore NON è costante, e dimostreremo ciò tramite le geodesic_eq.

Chi voglia intanto rivedere la trattazione di questo caso, delle geodesic_eq, particolarizzato alla forma che descrive il comportamento della luce, può consultare il testo di Amadori Lussardi Cap. 4, da pag.105 a pag. 107 al link seguente:

https://www.matematicamente.it/appunti/relativita/

e magari anche il mio primo articolo che ne dava dei commenti al link seguente:
https://6viola.wordpress.com/2016/08/08/quantum-in-general-relativity/

Tale fatto, una volta presa nota della dimostrazione, non è banale!

Influenza la teoria della gravitazione non solo dei corpi massivi, ma interroga su quale sia la _origine_della_forza_ che consente alla luce, ad esempio ad un fotone, di resistere al campo gravitazionale della Stella e andare in direzione opposta!

E’ dimostrabile, sempre con le geodesic_eq (vedi seguito) un fatto che è esterno alla nostra conoscenza ordinaria: vicino ad un buco nero sebbene il fotone risente di un fortissimo campo gravitazionale, purché si abbia la condizione di Schwarzschild, ossia che il punto di partenza del fotone sia maggiore di rg=2GM/c^2 il fotone resiste al campo gravitazionale di un buco nero e ha una forza applicata che gli consente di fuggire!

Normalmente tale fuga, nel caso di una stella, non richiede una forza tale da mostrare un transitorio brusco che incrementa il valore ordinario della luce (come velocità), perché, nel caso ordinario, conferma il valore ordinario (della velocità della luce). Tuttavia essendo F=m*a ed a=d/dt[v(t)] .. ciò porta a che .. una variazione di velocità è un fattore di riconoscimento di una forza come forma applicata per svolgere un lavoro.. e quindi per sfuggire al campo di gravitazione! .. e solo quando r0 >> rg (di Schwarzschild) si può ritenere la luce circa costante, anche se -per la precisione- non lo è, visto che va in direzione opposta al campo gravitazionale. Se ci vogliamo rendere conto di che misure stiamo parlando dobbiamo impostare “un grado di precisione di campionamento dell’ordine dei nano metri!” (10^-9 metri=delta di lunghezza tra due campioni successivi di lambda), esattamente come la prima figura spiega la lunghezza d’onda del Sole al link seguente: https://it.wikipedia.org/wiki/Sole

Ed inoltre per il teorema di Shannon per la ricostruzione di un segnale la frequenza di campionamento deve essere almeno doppia del segnale campionato:
https://it.wikipedia.org/wiki/Teorema_del_campionamento_di_Nyquist-Shannon

Quindi il delta di variazione della velocità .. diviene molto evidente solo se si è in prossimità di un buco nero, si veda il software (di geodesic_eq) -nel seguito- denominato:
radiale_1: lux-3-4-2017-solo-radiale_1.php

Tutto ciò che sappiamo dello “spazio profondo”, quindi, ci è noto tramite la luce esaminata come una radiazione elettromagnetica, che però non ci racconta solo della luce stessa! .. ma anche della distanza da cui sarebbe stata “lanciata”! .. e quindi della stella, o della ipotesi del Big Bang che la ha emessa .. e -perciò- (indirettamente) anche della “meccanica dei corpi che hanno una massa” (avendo una stella una massa e le galassie pure), e dunque della materia .. sempre che si possa capire cosa sia successo alla luce che mostra variazioni della lunghezza d’onda non semplicemente dipendenti dalla distanza di emissione, poiché, nella figura Dc=f(z), d/dt[Dc(t)] =/= costante!(*)
(*)
La equazione oraria nello spazio, quando la velocità è costante, è una retta di coefficiente angolare costante, k, quindi .. y(t)=k*t. La velocità associata si calcola come d/dt[y(t)]=k

Leggendo, anche dedicando tempo, le teorie sulla dinamica della cosmologia c’è un dato che salta agli occhi in modo evidente:

NON esiste una teoria che -oggi (7 aprile 2017)(*)- sia in grado di esprimere in “forma chiusa” di come il cosmos si muove!
(*)
lascio la data del 7-4-2017, poiché ora disponiamo della teoria attuale:
Dynamics of light: Tufano’s 8th Theorem [ TEORIA DELLA ANTI GRAVITAZIONE UNIVERSALE ]

Poiché al variare della lunghezza d’onda della luce che ci perviene, la minima distanza è quella della luce dal sistema solare (come cosmos), e la max distanza temporale di anni è 47 miliardi di anni, oppure 47 miliardi di anni luce come distanza di spazio, in ipotesi che la velocità della luce c=costante, sappiamo il range -ipotetico- da investigare, ma ancora non sappiamo descrivere -secondo le teorie ufficiali- la ezio-dinamica del perché avvengono le trasformazioni che misuriamo.

sulla funzione

a(t) detta “fattore di scala”

pag. 45 Cap. 3 prof. Marconi:
http://www.arcetri.astro.it/~marconi/Lezioni/Cosmo14/

Ciò che misuriamo, infatti, NON ci dice il perché la luce –nell’ipotesi sia costante, come velocità, misurata quindi nel tempo nel percorrere uno spazio– si possa deformare nella lunghezza d’onda o nella associata frequenza .. in modo che spieghi tutta la fisica delle deformazioni dedotte pure dal grafico Dc=f(z), costruito principalmente tramite le misure sul redshift, mentre i modelli matematici, ancora oggi, non si pronunciano tra le più ipotesi formulate .. Si può leggere una rassegna -anche disponibile on line- al link seguente:
http://www.arcetri.astro.it/~marconi/Lezioni/Cosmo14/

Ad esempio il modello di Einstein De Sitter formula la ipotesi che

(I°)

a(t) = (t/t0)^2/3;  (6.77)

è la (6.77) Cap. 6, pag. 94 (prof. Marconi, al link sopra citato)

dove ..

a(t) compare nella seguente espressione:

(3.81) pag. 46 cap. 3

(II°)

Rc(t)=a(t)*Rc(t0); a(t)=Rc(t)/Rc(t0); (3.81)

normalizzando a(t0)=1

si intenda t0=epoca attuale (età dell’Universo, U1).

Vale inoltre per cercare a(t) che compare come deformazione di “dl” nella metrica di Robertson e Walker:

(III°)

(ds)^2=[d(c*t)]^2 – {[a(t)]^2}*(dl)^2;  (3.65) pag.43 & 3.86 pag. 47

equivalente a

(ds’)^2=(dt)^2 – {(1/c)^2}*{[a(t)]^2}*(dl)^2

dove

(IV°)

a(t)=1/(1+z) (8.32) bis

pag. 135 Marconi


(V°)

H(t) = {d/dt [a(t)]}/{a(t)} (4.20)

(vedi ad esempio Marconi: pag. 55)

H(t=t0)={d/dt[a(t))|t=t0}=H0 (4.21)

equivalente a dire (in un piccolo intorno di t=to)

H0=circa d/dt[a(t))

ovvero essendo (formula di Hubble):

v=H0*D

la formula di Hubble dice che ..  la velocità, v, dell’ente (una stella, ma misurata in modo indiretto tramite la velocità della luce emessa), in un piccolo intorno di t=t0,

dipende solo dalla distanza D.

(Non tratterò qui, la diversità tra comoving distance, Dc, del moto della “bolla cosmologica” che in genere è distinta dai moti localisti, poiché ne ho trattato in un altro articolo, e ora stiamo affrontando solo i moti cosmologici radiali, e quindi Dc non è studiata, ora, se non in  modalità radiale alla sorgente di emissione. Per chi voglia un mio articolo su questi argomenti può consultare il link seguente:
https://6viola.wordpress.com/2016/07/03/la-velocita-dal-big-bang-alla-ua-una-rivoluzione-copernicana/ )

Aggiungo solo una constatazione banale:

vc=H0*Dc
vpec=H0*Dpec

Cioé se la luce fosse deformata solo dallo spazio percorso

La Dpec=distanza peculiare, genererebbe una vpec, velocità pec (localista)

Mentre mettendo Dc, nella formula di Hubble, avremmo vc=velocità comovente che include le deformazioni cosmologiche.

Tale “interpretazione” della linearizzazione –valida solo localmente(*)— della formula di Hubble, non è solo mia.
(*)
(nel senso di “localmente” laddove H(t)=circa H0)

Ma anche del professore in cosmologia Alessandro Marconi.

Per chi voglia verificare la mia citazione, può leggere al link seguente:
http://www.arcetri.astro.it/~marconi/Lezioni/Cosmo14/

Cap.12, pag. 207 (vedi 3° riga contando dall’alto verso il basso):
“La prima cosa da notare è che la legge di Hubble, vrec = H0*r,
si applica anche per vrec > c


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Infine, considerando la “a(t)”, alcune deformazioni potrebbero dipendere non solo dalla distanza, ma da più cause, come ad esempio la velocità della sorgente che emette luce, oppure attraversare o no campi gravitazionali particolari, come quello che tratteremo fra poco che abbiamo chiamato “Bolla Gravitazionale di U1” e altre cause ancora, come la presenza di antimateria in antigalassie, visto che ci perviene antimateria dal cosmos, e la lista delle cause di deformazione senzaltro sarebbe da continuare, secondo noi, ma non ci servono solo congetture, ma bensì modelli e prove sperimentali che li confermano(*).
(*)
Sappiamo che le ipotesi ufficiali sostengono che la velocità della sorgente non è in grado di aggiungere o togliere velocità a quella della luce supposta costante! .. e sappiamo che su tale postulato si basa ad esempio la formula di Lorentz:
t=tau/rad(1-v^2/c^2).
Ma, si troverà (nel seguito) .. che tale postulazione è _circa_ vera, ma non esattamente vera, perché vi sono alcune ipotesi al contorno da introdurre che deformano -sulle lunghe distanze- il viaggio della luce ed anche a causa della posizione da cui parte! E quindi la “indipendenza” della luce dalle condizioni della sorgente è solo circa vera per sorgenti “standard” come le stelle e si rivela sempre più approssimata su scala cosmologica, riversando sulle deformazioni della luce .. e non quelle necessariamente dello spazio il modello che descrive il reale, e ciò -paradossalmente- è dimostrabile proprio grazie alle equazioni formulate da Einstein nella teoria della Relatività Generale e risolte nella forma di Schwarzschild, basta avere la pazienza di esaminare la nostra trattazione che segue ..
(su questo argomento si legga per more info, ad esempio, il link: https://it.wikipedia.org/wiki/Trasformazione_di_Lorentz
)

LE NOSTRE IPOTESI DI LAVORO:

Le prime ipotesi di LAVORO, che poi formalizzeremo nel lavoro finale del 8th Theorem
(nel metodo seguente che è una sorta di “diario” della mia investigazione lasciando traccia dei lavori in corso d’opera) sono le seguenti:


Ip0:

La ipotesi oggi dominate è che sia lo spazio in espansione mentre la luce viaggia.

Spezzo la ipotesi precedente in più ipotesi semplificate per visualizzare e per spiegare meglio il concetto, della Ip0 precedente:

Ip1:

Supponiamo che una lumaca si muova sulla superficie di un pallone di volume costante.

Ip2:
Sia la lumaca = la luce e che si muova a velocità costante.

Tesi:
Se osserviamo uno spazio maggiore percorso dalla lumaca di quello teorico che si avrebbe con c=costante -allora- .. teorizziamo che il maggiore spazio che la misura ci restituisce .. non sia dipendente dall’aumento di velocità della lumaca .. ma dal fatto che NON vale la ipotesi Ip1, ma la seguente Ip3:

Ip3:

Mentre la lumaca si muove a velocità costante è il pallone che si gonfia, e quindi la velocità della luce sembra aumentata perché -in realtà- si è espanso il pallone che simula il cosmos.

Ecco, in questa attuale trattazione, per ora(*), si vuole prendere per buona la Ip3, che poi è la ipotesi ufficialmente presa per valida, ma anziché fare delle “congetture” su quale sia la funzione a(t) seguente
(*)
vedremo alla fine della trattazione un fatto sconcertante, risultante dalle evidenze sperimentali: il cosmos è circa stazionario come asseriva Einstein e costituisce un planetario analogo al nostro sistema solare, o ad una galassia che ha al centro un buco nero, oppure di U1 che ha al centro la stella del big bang che oggi è un buco nero!, che quindi -tutti questi sistemi- sono circa stazionari. Ciò che cambia è il comportamento della luce non solo nelle deformazioni della lunghezza d’onda, ma anche per altre cause che vedremo in dettaglio nel seguito. Anticipo solo che se vi fosse una massa centrale in U1 tale da cambiare il percorso della luce .. la luce non viaggerebbe esattamente in linea retta .. ma secondo una orbita la cui causa non è la espansione del cosmos, ma i campi gravitazionali! Del resto non sembra forse -su piccola scala- che la Terra, il nostro pianeta, sia piatto? .. eppure se si cambia il “fattore di scala” si osserva che le distanze sono su una sfera che è circa il nostro pianeta .. e così succede per il percorso della luce su fattori di scala in fenomeni già confermati dalla fisica come le cosiddette “lenti gravitazionali”!

Ma torniamo alla espressione ufficiale di come la deformazione raccontata a livello cosmologico dalla funzione a(t) (detta anche “fattore di scala”) si relaziona con il raggio Rc(t) della sfera nella ipotesi che U1 sia una sfera ..

Rc(t)= a(t)*Rc(t0)

La formula qui sopra “racconta”, quindi, come il raggio del cosmos, Rc(t) è legato a Rc(t0), ovvero con il raggio della epoca attuale.

Noi vogliamo “interpolare” (con la analisi numerica) come lo spazio si deforma a causa di a(t), grazie al software che segue dedotto dalle equazioni di Einstein adattate al caso della massa zero che è propria della luce.

Entrando nel dettaglio di teoria della misura:

Come è noto dalla nostra stella più prossima, il Sole, ci proviene luce che possiamo esaminare dal punto di vista elettromagnetico misurando la frequenza o la lunghezza d’onda.

misura m1: (sui dati fisici)

Sappiamo come si modifica la lunghezza d’onda tramite il fenomeno detto “red shift”.

E questi sono dati _fisici_ oggi disponibili.

misura m2: (sui dati dei modelli ufficiali)

DOMANDA:

Siamo noi in grado di “simulare a così piccolo range” la deviazione verso il rosso della frequenza osservata rispetto a quella emessa?

Sì ..

Quindi vedremo se la linearizzazione su piccola scala ci da “valori sperimentali”, così come implementabili sui modelli ufficiali.

misura m3: (dettagli sul modello utilizzato)

Implementeremo un nuovo modello (8th_Theorem_model) che ci racconta come la luce si propaga non solo su brevi distanze ma su grandi distanze, grazie alle geodesic_equation.

Questo è possibile grazie a una forma particolare delle geodesic_equation, che le modifica, ponendo dt=0, come è tipico nell’esame della luce anche su testi scientifici come Amadori Lussardi (vedi: cap 4 da pag. 105 a pag. 107 del testo on line al seguente indirizzo: https://www.matematicamente.it/appunti/relativita/

E ciò -che dice quel modello- è giustificato:

  • sia dalla conferma sperimentale della simulazione del passaggio della luce vicino a grandi campi gravitazionali che sono in grado di deviare il flusso luminoso e quindi potere confrontare il modello con i dati sperimentali,
  • ma anche per il fenomeno delle cosiddette “lenti gravitazionali” in cui si può verificare come la luce, sebbene non abbia una massa, risente dei campi gravitazionali, probabilmente tramite la sua ex massa, m0, che compare nella forma dell’energia della famosa equazione di Einstein E=m0*c^2.
  • Inoltre i corpi con v < c invecchiano tanto più vanno lenti, quando vengono confrontati con corpi che hanno viaggiato prossimi alla velocità della luce (si veda il “paradosso dei gemelli” di Einstein). E quindi il gemello che ha viaggiato più velocemente ritorna più giovane. Per estrapolazione si può dire che un gemello che viaggiasse alla velocità della luce non invecchierebbe rispetto a un sistema inerziale solidale con l’osservatorio terrestre. Da ciò anche la locuzione che “la luce NON invecchia” rispetto a noi che la guardiamo, ovvero che si può porre dt=0.

Verificheremo, se il modello, 8th_Theorem_model, ci restituisce gli stessi valori ufficiali, laddove, in particolare, useremo il match di vedere emergere un fotone dalla corona solare, ultima superficie massiva del Sole e verificando cosa dice il modello dopo che la luce abbia percorso la distanza di giungere sul nostro pianeta, misurando l’eventuale alterazione della lunghezza d’onda.

Tutte queste verifiche _preliminari_, in realtà si propongono un programma ben più ambizioso: dal modello, 8th_Theorem_model, si può estrapolare, con la analisi numerica una situazione a distanza comunque grande.

Da ciò si può ottenere quindi la “separazione” del contributo della a(t) dalla componente radiale della distanza percorsa Rc(t).

Quindi si può simulare la a(t) dentro le equazioni di Robertson Walker e verificare anche questo modello e “le soluzioni di Friedmann già note (come la soluzione di Einstein De Sitter)(#) sulle ipotesi di conoscere ..

a(t)

d/dt[a(t)]

d/dt[d/dt[a(t)]]

(#)

Le equazioni di Friedmann, naturalmente, sono note, ma non certissimemente le soluzioni delle equazioni stesse(!), a causa di problemi di identificazione delle cosiddette “condizioni al contorno” (o di Cauchy).
https://it.wikipedia.org/wiki/Equazioni_di_Friedmannhttps://it.wikipedia.org/wiki/Equazioni_di_Friedmann

Da cui tutta questa trattazione sta dicendo che U1, in nostro universo, è descrivibile dalla dinamica delle equazioni di Einstein risolte rispetto alla luce, come Schwarzschild, oppure dalle equazioni di Robertson Walker, grazie ad avere trovato la a(t) e le sue derivate prima e seconda. Naturalmente se queste risultanze fossero coerenti tra loro, come sembra logico attendersi.

C’è però un ultimo elemento da indagare che ci proviene dai risultati della radiazione cosmologica di fondo come ci arriva grazie alle misure del satellite Planck e la investigazione secondo una sfera completa.

E cioé il fatto che su ogni quadrante del cosmo la radiazione è circa omogenea secondo una qualunque direzione, salvando il fatto che lungo la via Lattea il segnale pervenuto è offuscato dall’effetto schermante del trovarsi -il satellite- dentro la rotazione ellittica di una galassia che ha la sua numerosità stellare maggiore sulla stessa ciambella che è attorno al satellite stesso.

A nostro avviso tale informazione NON è banale: infatti se la luce che ci proviene avesse origine monodirezionale senza interruzioni di flusso, e quindi da una singola sorgente, sarebbe impossibile vederla provenire da tutte le direzioni, come -INVECE- una eco ritorna da tutte le direzioni .. laddove un onda sonora colpisce una cupola.

La teoria della “Bolla Gravitazionale”

Secondo la nostra teoria della “Bolla Gravitazionale” .. come il pianeta Terra è in grado di creare una atmosfera per effetto gravitazionale che è una sorta di “cupola” attorno al pianeta .. alcune condizioni limite della materia contenute in una sfera, sia la sfera di U1, sono in grado di creare una “cupola” attorno ad U1(*) ..
(*) Si rifletta che corpi minori per massa, non sono capaci di trattenere, ad esempio una atmosfera, come la Terra.

e -in tale cupola- le radiazioni sono in grado di “rimbalzare” sulla “cupola” come nel caso della radiazione CMB .. che quindi non sarebbe “una singola cupola”, ma è un campo gravitazionale che crea tante cupole quanti sono gli osservatori che cambiassero il centro di una sfera di raggio r0=c*t0, dove t0=età stimata per il nostro universo (14 o 15 miliardi di anni). (*)
(*)
(in ipotesi che la quantità di massa sia analoga)

Diciamo anche 15 miliardi perché, dai modelli già in uso per la stima della CMB, si vede che

  • “3.14*r0” = “47 miliardi di anni luce”
  • “3.14*r0” = “semicirconferenza max con centro tale che il raggio è r0”
  • “3.14*r0” = “max cammino” = Dc_max

che è anche, quindi, 2*3.14*r0, la circonferenza max della sfera centrata in r0. Per cui se dividiamo la circonferenza max a metà, allora, (1/2)*2*3.14*r0=3.14*15*10^9=47.1*10^9=Dc_max=47*10^9 A.L. è il max cammino che un raggio di luce può compiere, sulla sfera centrata suddetta(*).
(*)
max cammino per chi vedesse il segnale pervenire da uno dei due percorsi della circonferenza max, il primo percorso -da destra- orario, il secondo percorso -da sinistra- antiorario.

Tale constatazione ci mostra, se confermata, un universo U1 ben più vecchio di quanto ci mostra la radiazione CMB!

Poiché quanto arriva sulla “cupola” non è proveniente necessariamente da una sola sorgente né la dinamica dipende solo da un percorso diretto della luce tra sorgente ed osservatore.

Introduce, ciò, inoltre alla “TEMATICA”,  a noi cara, della “Teoria degli UA (U_niversi A_diacenti)”!

Infatti “l’effetto Bolla” si potrebbe verificare per la quantità di massa in U1, ma ciò non implica che la bolla non possa essere entro dinamiche fluidiche non esclusive di un solo cosmos, U1, ma di più materia ed energia di quella che si avrebbe in un universo racchiuso solo in U1.

Da ciò la ipotesi che vi siano altri Ui, magari adiacenti ad U1, e la capacità di un osservatore di non vedere solo eventi da uno spazio remoto dentro U1, ma anche da altri Ui se in posizione più favorevole, per esempio frontale, anziché solo laterale, e indicando come un estremo del “nostro orizzonte degli eventi” solo fino al tempo max di 47 miliardi di anni, e tale deformazione imputabile solo alla deformazione dello spazio tempo.

Non entreremo nella trattazione attuale in tale esame della “teoria degli UA”, e rinviamo il lettore a un esame di questo tema sui relativi Ns articoli già redatti. Ma ci sembrava giusto collocare un confine de la trattazione attuale .. per cui “la eventuale dimostrazione delle caratteristiche di U1(*),  non esaurisce il campo di indagine della cosmologia, che -per intanto- deve capire bene -cosa deforma e come- lo spazio/tempo in U1, tanto da non avere ancora oggi una teoria che non dica in ipotesi che “il nostro universo si espande” .. quale ne siano le leggi e non solo le ipotesi.(*)
(*)
U1: anche esso un oggetto dinamico non solo per le dinamiche interne ad U1, ma anche per le dinamiche _esterne_ ad U1.
(*)
(su alcune conferme sperimentali della ipotesi di un cosmos in espansione si veda il premio nobel del 2011 per le misure sulla espansione del cosmo).

CONDIZIONI DI CAUCHY del 8th_Theorem_model

simulazione sul Sole

Calcolo dei parametri:

Calcolo di rg?

https://it.wikipedia.org/wiki/Raggio_di_Schwarzschild

rg=2GM/c^2

il valore ufficiale

rg=2.95*10^3 [metri]

il valore calcolato?

G=6.67408*10^-11

M_sun=1,9891*10^30
dalla fonte:
https://it.wikipedia.org/wiki/Sole

(1)

$c=299 792 458 m/s

Nota Bene:
$c sarà utilizzata come rpunto0 iniziale! nella forma Amadori/Lussardi (4.28), cap 4, pag. 106.

c^2=89875517873681764

2*G*M/c^2=[26.550825056*10^(-11+30)]/89875517873681764 = 0.0000000000000002954*10^(19)=2.954*10^(-16+19)=

(2*)

$rg=2.954*10^3; [metri]

raggio della sfera Sole?

diametro medio=1,3909*10^9 [metri]

raggio medio=695 000*10^3 [metri]

essendo rg = 2.95*10^3 metri < raggio medio (sfera) = 695000*10^3 metri

la luce riesce a sfuggire!

posizione iniziale del fotone (dal centro della stella Sun)?

(3*)

r(0)=695*10^6 [m]

$r0=r(0)=695*10^6; [m]

c=299 792 458 m/s = spazio/tempo = Ds/Dt

poiché userremo una analisi numerica iperfine

consideriamo che la velocità sia quella ufficiale quando il raggio è r=r(0)

consideriamo che il tempo Dt (di campionamento) sia dopo avere percorso 0.5*10^-6 metri(*).

(*)
La associata frequenza di campionamento che soddisfi il teorema di Shannon dovrebbe essere maggiore di quella del segnale: fc > 2fo, dove fc è la frequenza di campionamento, ed f0 la frequenza del segnale. Ma noi calcoliamo anche la derivata seconda del segnale ed in un secondo esperimento aumenteremo la frequenza fc con un problema: aumentare fc significa diminuire il tempo di campionamento. Diminuire il tempo di campionamento aumenta il numero di iterazioni perché lo spazio percorso sia lo stesso! Quindi aumentare il tempo di campionamento satura le capacità di calcolo dei computers, mentre a noi servono spazi su grande scala che mostrino le deformazioni cosmologiche. Mostreremo in coda –a tutto l’articolo attuale (vedi dopo il titolo “ALLEGO”)– come la simulazione fc > 2f0 porti a milioni di iterazioni (per avere la stessa distanza generata dal tempo di campionamento adesso scelto dalla corona del Sole) .. e saturi le capacità di calcolo dei computer ordinari che non siano macchine dedicate(@). Quindi qui ci limitiamo a verificare che il problema può essere risolto osservando le variazioni della derivata della velocità anche se stiamo su una frequenza dello stesso ordine di grandezza del picco di irradianza (si veda la fig. iniziale a tutto l’articolo attuale) .. e magari doppia di altre frequenze pure emesse dal Sole, soddisfacendo -così- Shannnon, e –a fortiori– soddisfacendo la maggiore propagazione della distanza percorsa! .. Tanto che si osserva una variazione di rduepunti(t)=d/dt[rpunto(t)]=d/dt[c(t)]=/=0, e quindi la tesi che c(t) NON è costante cvd.
(@)
In particolare si saturano le capacità di estensione della memorizzazione dei dati.

Calcoliamo, dunque, Dt tale che partendo alla velocità c, si sia percorso Ds=0.5*10^-6 m, tale distanza Ds corrisponde al picco della intensità (Irradianza) con lambda=500 nano metri:

Dt=Ds/c=(0.5*10^-6)/(299 792 458)=0.0000000016678205*10^-6=

Dt=0.16678205*10^-14; [sec]

Si noti che Ds=/=ds (il primo è uno spazio, il secondo è un tempo di campionamento)

(4*)

$ds=Dt=0.16678205*10^-14; [sec]

rpunto0?

è la velocità per percorrere il primo intervallo di campionamento!

v=(0.5*10^-6)/Dt=rpunto0=(0.5*10^-6)/$ds= 299 792 458 [m/s]

(5*)

$rpunto0=299 792 458; [m/s]

Nota Bene: si è fatta la ipotesi che la velocità in t=0, nella posizione r(0)=r0, sia rimasta costante durante il percorrere la distanza di campionamento.

dall’esame della seguente fig.

fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Sole

Si capisce che esaminando la luce proveniente dal Sole stiamo esaminando delle “lunghezze” dell’ordine di 1000 nano metri = 1000*10^-9 metri =1*10^-6 metri

Ed in particolare il picco è alla lunghezza d’onda di 0.500*10^-6 metri.

Utilizziamo allora un software che vede:

c=300 000 km/s =spazio/tempo

dove spazio=0.500*10^-6 metri.

tempo è incognito=$ds

$ds=spazio/c=(0.500*10^-6 metri)/(3*10^8(m/s))=0,16*10^(-6-8)=0.16*10^-14 (secondi)

ovvero mettendo alla velocità della luce il valore

c=299792458 [m/s]

$ds=(0.5*10^-6)/299792458=0.16678205*10^-14 (secondi)

In tal modo

  1. lanceremo il fotone dalla corona del Sole alla distanza di $r0=695E+6
  2. calcoleremo $rg=2*G*M/c^2; dove M è la massa del sole.
  3. porremo rpunto0=c, poiché faremo partire il fotone dalla corona solare e solo in forma radiale verso la Terra.
  4. misureremo le eventuali deformazioni di lunghezza dell’onda nella modifica della velocità, oltre che la eventuale accelerazione della d/dt[c=c(t)]=d/dt[rpunto(t)]=rduepunti(t)

Il risultato notevole è che la velocità della luce sembra rimanere stabile sulle distanze da noi implementate, ma “tradisce” la variazione della derivata seconda del raggio!

Quindi si può estrapolare ..

  • che considerando anche la espansione cosmica -> la c=c(t) .. ovvero cambia
  • che la c(t) si satura subito se emerge da una stella e in modo difficilmente misurabile anche in modo interferometrico, se emerge da una stella!
  • che invece la modificazione NON è zero per cui la velocità della luce =/=costante!
  • che però si può “normalizzare” c(t)=c0*deformazione cosmologica.
  • che la tecnica attuale consente un algoritmo di calcolo non illattivo, ma deduttivo della reale forma della a(t), dove Rc(t)=a(t)*Rc(t0) e quindi come si deformano le distanze a causa dello spazio percorso.
  • questa sperimentazione mostra un comportamento diverso se i fotoni emergono in prossimità ed esterni ad un buco nero e creano il paradosso che più sono vicini ad un buco nero e maggiore è la loro accelerazione ad allontanarsi da un campo gravitazionale! .. e ciò perché la luce, non avendo massa .. si comporta in modo diverso dei campi gravitazionali.
  • si può riassumere che una piccola massa “m” è attratta e risucchiata verso una grande massa “M” .. analogamente un ente “quasi vuoto”(poiché ha una ex massa=m0 come mostra energy=m0*c^2) come il fotone è attratto dal “vuoto completo”! e quindi si allontana da una campo gravitazionale esprimendo una forza antagonista al campo gravitazionale tanto di più quanto è più vicino al campo gravitazionale. Del resto perché un fotone si allontanerebbe da una Stella come il Sole se non grazie ad una forza antagonista maggiore della forza del campo gravitazionale del Sole che pure è in grado di piegare la orbita di un fotone che puntasse tangenzialmente al Sole? Quindi il fotone risente della forza gravitazionale, ma è in grado di opporre una forza cosmologica(*) che lo “attira” a spazi vuoti in cui effonde .. se emerge da una corona di una stella .. e acquista velocità in modo tanto più forte quando maggiore è la gravità che lo trattiene, come si può sperimentare facendolo emerge in prossimità di un buco nero(**).
    (*)
    in accordo con il principio di Mach che Einstein voleva introdurre nella teoria della relatività generale, prima di rinunciarvi.
    (**)
    Con il vincolo del raggio di Schwarzschild rg=2GM/c^2 come limite che non lascia sfuggire (dal modello lineare) la luce. Anche se la materia non è lineare, ma circa quantica e quindi esiste il fenomeno delle “EVAPORAZIONI” da un buco nero, sia secondo la teoria MQ (Meccanica Quantistica), ma anche secondo la mia teoria semiquantica della materia/energia: che teorizza invece che la materia/energia non è esattamente quantica o quantizzabile in modo brusco, ma mostra delle zone di frontiera in cui varia gradualmente.

il software di emersione “tipo rad” dal Sole è il seguente:

radiale_2


foto link

output di radiale_2:


foto link


foto link

Nota Bene: dal confronteo output (precedente):

rduepunti(start)=274.82367190243
rduepunti(end)=274.82367186472

quindi c’è stata VARIAZIONE di rduepunti(t) ovvero della derivata seconda del raggio percorso dalla luce nella sua propagazione radiale!

il software per la emersione “tipo rad” da un buco nero alla distanza 3*rg è il seguente
(in modo radiale)

radiale_1: lux-3-4-2017-solo-radiale_1.php


foto link

output di radiale_1:


foto link


foto link

il software per la emersione da un buco nero alla distanza 3*rg è il seguente
(in modo tangenziale)

link:

https://6viola.wordpress.com/2016/08/08/quantum-in-general-relativity/

In Sintesi:

IP:

in Ipotesi delle geodesic_eq adattate alla luce

TH8:

La luce nella forma c(t) non è costante.

Ma potrebbe essere “normalizzata” c(t)=c0*deformazione(t)

E’ circa costante se emerge dalla corona di una Stella (come il Sole), e mostra che risente dello spazio percorso tramite le derivate di ordine superiore.

Da queste dinamiche si possono individuare le varie tipologie di deformazione cosmologica.

Per le dimostrazioni vedere la trattazione precedente e il software allegato.

COROLLARIO al 8th Theorem:

Poiché

Rc(t)=a(t)*Rc(t0)

poiché

rpunto(t) = d/dt[Rc(t)] = d/dt [a(t)]*k; k=Rc(t0);

rduepunti(t) = d/dt{d/dt[Rc(t)} = d/dt[rpunto(t)] = d/dt{d/dt[a(t)]*k

dunque conosciamo per via numerica alle differenze finite (vedi software) la soluzione delle equazioni di Friedmann seguenti:


foto link

Nota Bene N1:

La configurazione, per piccole distanze, è simulabile come la radiazione emessa dal Sole verso la Terra

Nota Bene N2:

La configurazione, per distanze maggiori delle precedenti, è simulabile come la radiazione emessa in prossimità del centro della nostra galassia a distanze variabili dal buco nero al centro della nostra galassia per il match tra le misure sperimentali e i risultati del modello delle geodesic_eq particolarizzato come Amadori/Lussardi/Tufano per il caso della luce.

Nota Bene N3:

Ipotizziamo che al centro di U1, e quindi per distanze ancora maggiori delle precedenti, si debba ipotizzare un buco nero al centro di U1, poiché tale massa garantisce un “sistema planetario galattico” che sia circa stazionario in U1, mentre U1 con le sue galassie ruota attorno a tale centro come il sistema solare attorno al Sole, le Stelle attorno alla Via Lattea, e le Galassie attorno ad U1.

Tale centro di U1, alla formazione di U1, era con la tipologia di una macro-stella, che poi è divenuto un buco nero che tiene insieme U1: infatti un qualunque sistema con centro di rotazione, — se non avesse un corpo centrale che garantisce una attrazione gravitazionale — tenderebbe a vedere “evacuare” -i corpi periferici al centro- per principio di inerzia (di ciascun corpo) dal moto centrale. Ma un corpo NON si allontana dal centro quando vi è un punto di equilibrio gravitazionale che glielo impedisce, peraltro -ciascun corpo periferico-  con orbita ellittica, compresa la ellisse descritta da U1, sulla sua frontiera, che ha un suo spin generale.

In tutto ciò, la luce che originariamente proveniva da una macrostella analoga al Big Bang, oggi non emette se non una radiazione residua che urta sulla “cupola” di U1 e torna a noi da tutte le direzioni, con una dinamica di “Bolla Gravitazionale”, che rimbalza la CMB, detta radiazione cosmologica di fondo.

Ciò, recupera -in parte- la ipotesi del Big Bang Theory, ma pone una logica sui moti centrali sia su basso che ad alto fattore di scala.

In merito ai fattori di scala extra_universo_Ui, laddove noi siamo in U1, non è escluso che il punto centrale di U1, oggi un buco nero, possa avere creato anche bolle originariamente concentriche, ma successivamente con moti autonomi e propri in un contesto multibolla di scala ancora maggiore.

Quando sarà possibile perlustrare il “bordo esterno di U1”, oltre la radiazione CMB, che oggi ci restituisce un orizzonte degli eventi attualmente a circa 47 miliardi di A.L. .. sarà possibile acquisire i dati sulla Cosmologia TRANS-Ui e interpolare altri modelli Cybernetics, o meglio -in greco- di Ciber_nao .. ovvero l’antica arte per il Ciber, il pilota, di condurre una nao, la sua nave.

Nota Bene N4:

Risulta quindi acclarato, che Einstein aveva ragione a pensare un U1 circa stazionario, poiché non è propriamente U1 che si espande (per le nostre attuali capacità di misura), ma la luce che fa “strani giochi di luce” che consentono che le info non vadano perse sebbene -apparentemente- (ma superficialmente) sembri che la luce, con la sua quasi costanza (se emerge da una stella), non tenga traccia delle info della sorgente che la ha emessa. Ma tale info NON va persa, poiché si riverbera sulla deformazione della lunghezza d’onda della luce della stella stessa, e non ha una sola forma di deformazione dipendente dalla distanza, ma anche dipendente dai moti relativi delle sorgenti di emissione. In forma quasi standard se emerge dalla corona di una stella, ma in modo tuttaltro che standard .. quando passa vicino a campi gravitazionali estremi come nel caso del transitorio vicino a Stelle quasi nere come i cosidetti black holes, buchi neri, o galassie, o Ui che abbiano superato la velocità della luce .. non sapendo che noi avevamo teorizzato che la velocità della luce fosse costante, quando -invece- è certo che nulla rimane costante, ma tutto certissimamente cambia.

cvd.

ALLEGO

Il problema della saturazione della base di rappresentazione
(nei computer non superiori a 64 bit)

Svolgiamo i calcoli fuori dalla automazione?

E’ possibile farlo simulando la situazioni di inizializzazione laddove abbiamo sperimentato che il raggio passando dal Tempo di campionamento Tc1 a quello Tc2 satura la rappresentazione disponibile.

Eseguiamo il calcolo con l’aiuto di una calcolatrice di precisione maggiore di quella su un computer a 64 bit, e disponibile on line:

https://web2.0calc.com/

Le due simulazioni:

Tc1=$ds=0.16678205E-13; (secondi)

lo ri-programmiamo a Tc2:

studio N2:

Tc2=$ds=0.16678205E-14; (secondi)

Studio Tc1:

TC1 (forma parametrica):

$ds=0.16678205E-13;

$rg=2.954E+3;

$r0=695E+6;

$rpunto0=299792458;

rduepunti=($rg/(2*$r0*($r0-$rg)))*$rpunto0*$rpunto0;

$r1=$r0 + $rpunto*$ds;

TC1 (forma esplicita numerica):

$rpunto0*$rpunto0= 299792458*299792458=89875517873681764=d

$r0-$rg= 695E+6 – 2.954E+3 = 695000000 – 2954 = 694997046=a

a*2*$r0=966045893940000000=b

$rg/b=0.000000000000003058=c

c*d=274.839333657718834312 (21 cifre) =rduepunti

$rpunto*$ds= 299792458*( 0.16678205E-13) = 299792458*0.000000000000016678205=

0.00000500000007197789 (21 cifre) = e

$r1=$r0 + e = 695000000.00000500000007197789

arrotondato dal calcolo automatico di computer a 64 bit

$r1= 695000000.00001

http://www.ce.uniroma2.it/courses/ac05/lucidi/Floating_2pp.pdf

Studio Tc2:

Calcoliamo ora l’incremento del raggio con Tc2

TC2=$ds=0.16678205E-14;

TC2 (forma parametrica):

$ds=0.16678205E-14;

$rg=2.954E+3;

$r0=695E+6;

$rpunto0=299792458;

rduepunti=($rg/(2*$r0*($r0-$rg)))*$rpunto0*$rpunto0;

$r1=$r0 + $rpunto*$ds;

rispetto a prima è cambiato solo $ds !

TC2 (forma esplicita numerica):

calcolo manuale con la seguente calcolatrice on line:

https://web2.0calc.com/

$rpunto0*$rpunto0= 299792458*299792458=89875517873681764=d

$r0-$rg= 695E+6 – 2.954E+3 = 695000000 – 2954 = 694997046=a

a*2*$r0=966045893940000000=b

$rg/b=0.000000000000003058=c

c*d=274.839333657718834312 (21 cifre) =rduepunti

$rpunto*$ds= 299792458*( 0.16678205E-14) = 299792458*0.0000000000000016678205=

0.000000500000007197789 (21 cifre) = e’

$r1=$r0 + e’ = 695000000.000000500000007197789

(era nella similazione precedente $r1=695000000.00000500000007197789)

arrotondato dal calcolo automatico di computer a 64 bit

$r1= 695000000.00000

Sui problemi delle basi di memorizzazione:

http://www.ce.uniroma2.it/courses/ac05/lucidi/Floating_2pp.pdf

Dunque come si vede il fatto che alcuni valori si saturino non dipende dal calcolo che non saturerebbe se avesse una rappresentazione sufficientemente ampia.

###

Fortunatamente si può calcolare anche la derivata seconda che non satura fino a che il Tc tempo di campionamento è inferiore 10^-15 (già da $ds=0.16678205E-14 il sistema è saturo e non più rappresentativo per le cifre meno significative).

Con 10^-16, alla stessa maniera di 10^-15, il calcolo su computer a 64 bit non riesce a “vedere” neanche le variazioni della derivata seconda ma vedrebbe quelle della derivata terza. (siamo ai limiti di “ricostruzione del segnale” secondo Shannon: poiché la fc di campionamento deve essere 2 volte la f0 del segnale in esame).

Ciò però non è a causa del modello (di Einstein) ..
ma della base di rappresentazione minore! ..
che richiederebbe un numero di bit maggiore di 64.

Fino ad ora non era sembrato mai che fosse necessario disporre di computer a un numero maggiore di bit di 64, ma nella navigazione spaziale sarà il caso di disporne, se si vuole diminuire il tempo di campionamento ai limiti di Shannon e il tempo di elaborazione su distanze cosmologiche.

La modifica del software per potenziare la resa del computer:

Grazie al richiedere la stampa solo del primo e ultimo valore per “sondare” il max numero di iterazioni implementabili, è come segue, per la nostra sperimentazione:

star_13 (software)


foto link

star_13 (output)


foto link

//

star_14 (software)


foto link

star_14 (output)


foto link

//

star_15 (software)


foto link

star_15 (output)


foto link

//

star_16 (software)


foto link

star_16 (output)


foto link

Commento sul software:

Come si può leggere le iterazioni sono in numero maggiore della trattazione precedente (nell’attuale allegato) e in particolare qui $ni=10 milioni su un computer con processore intel i7 , 2.8 GHz.

Su un altro computer con processore intel i7, 3.4 GHz si riesce a campionare fino a 100 milioni di iterazioni, con passo di campionamento E-16, ma gli output sono similari.

Il punto fondamentale è che le rappresentazioni si saturano per la insufficiente quantità di bit che oltre un certo limite vengono arrotondati.

Si potrebbero ancora vedere la derivata terza del raggio, oltre i limiti citati, e quindi la esplorazione cosmologica non risulta pienamente attendibile se non con un computer a 128 bit, ma le alternative sono due:

  1. Acquistare un computer a 128 bit quando sarà sul mercato.
  2. Costruirne uno tramite più processori a 64 bit che realizzino un “simulatore” (hardware e/o software). Per intanto abbiamo trattato quale è la situazione attuale in cui ancora non sembrava che necessitassero macchine per un calcolo con necessità di così ampia scala di rappresentazione espansa per due ragioni differenti:
  • il campionamento del segnale da portare nel microcosmos
  • l’andamento della misura del percorso della luce e associata velocità e derivate successive al variare della distanza cosmologica.

Nel prossimo articolo, che sto preparando, esaminerò i dati già disponibili, ed esaminerò se la soluzione di Einstein De Sitter, per la identificazione di “a(t)” ..  è conforme alle stesse equazioni di Einstein/Schwarzschild, come particolarizzate da Amadori/Lussardi/Tufano.

AGGIORNAMENTO 11 APRILE 2019:

vi sono alcune modifica da apportare alle equazioni di Einstein secondo la teoria k_Fermat. La trattazione aggiornata è al link seguente:

Einstein’s Theory of General Relativity: reverse engineering [k_Fermat solution]
https://6viola.wordpress.com/2018/06/21/einsteins-theory-of-general-relativity-reverse-engineering-k_fermat-solution/

ultimo aggiornamento

12.17 del 11 aprile 2019

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